Stefania Boleso

View Original

Il consumer engagement di Starbucks

La settimana scorsa Massimo, un “social friend” che stimo molto, ha scritto un post interessante (e molto vero) sull’abilità di Ikea di stabilire e mantenere continuamente punti di contatto con i suoi clienti all’interno dello store. Anch’io apprezzo molto l’azienda svedese e la sua abilità di creare engagement con i consumatori in ogni occasione, all'interno del punto vendita così come davanti alla TV. Mi piacciono la sua creatività e le sue iniziative, che trovo coerenti tra loro e perfettamente in linea con il posizionamento di marca (questa una delle più belle attività che ho visto finora). Ikea non è l'unica, però è sicuramente una delle poche. Quanto più un’azienda è grande, infatti, tanto più è difficile restare “fedele a se stessa”. Perché non basta avere grossi budget a disposizione, occorre anche avere le idee chiare su come utilizzarli.

Un’altra realtà che apprezzo e a cui guardo con interesse è Starbucks, la famosa catena americana di caffetterie. Segue le stesse logiche di Ikea, sfruttando al massimo ogni punto di contatto col consumatore e riuscendo quasi sempre a sorprenderlo piacevolmente. E’ vicina al suo target a diversi  livelli: dalla personalizzazione della tazza di Latte col nome di ogni cliente, per farlo sentire speciale e unico, fino alla realizzazione in California di un punto vendita sulle piste con l’opzione sky in/sky out, per dare la possibilità di bersi un caffè senza doversi togliere gli sci dai piedi. E' inoltre è brava ad ascoltare i suggerimenti che provengono dai consumatori e a coinvolgerli nel processo di  co-creazione. Immagino conosciate tutti il progetto My Starbucks Idea, dove ogni idea è benvenuta e le proposte più interessanti e più votate dagli altri utenti vengono addirittura realizzate. My Starbucks Idea è citata come esempio ogni volta che si parla dell’utilizzo innovativo del web, e in ciascuna di queste occasioni viene proposta come best practice.

Per concludere, vi lascio con una chicca, sempre ad opera di Starbucks. Si chiama “The yawn virus” e trattasi di un’attività destinata alla promozione di una bevanda a base di caffeina. Niente male, eh?