Dreaming Tuscany, il "social contest" di Castelalfi

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Qualche giorno fa mi è capitato di leggere questa notizia sul sito del Sole 24 Ore: Cerchi lavoro come chef? Manda il videocurriculum su Facebook, se hai tanti Like potrai essere assunto in un resort toscano (questo l’articolo completo). Come succede con ogni attività un po’ fuori dall’ordinario, anche questa mi ha incuriosito, così sono andata alla ricerca di maggiori informazioni e sulla fanpage di Castelalfi (il nome del resort che ha ideato l’operazione), ho trovato questa notizia:

We're looking for a Barkeeper, a Chef de Partie and Sommelier. Participate in our contest and become part of Castelfalfi’s working team!

In altre parole, il resort è alla ricerca di personale e ha pensato bene indire un concorso, chiamato “Dreaming Tuscany”. Per partecipare, basta caricare sulla fanpage un proprio video di presentazione della durata di 60”, selezionando la posizione a cui si è interessati. Sarà possibile votare i video attraverso il meccanismo del “like”; i due candidati per ciascuna categoria che otterranno più preferenze saranno poi invitati a Castelfalfi per un periodo di prova di una settimana. Al termine della settimana, il resort selezionerà almeno un candidato da assumere con un contratto di 6 mesi (e possibilità di successiva assunzione a tempo indeterminato).

Non so a voi, ma a me questo “social contest”, come è stato definito, ha ricordato subito un’altra iniziativa: sto parlando di “The best job in the world”, lanciato nel 2009 dall’Ente del Turismo del Queensland, in Australia:

A distanza di anni resta ancora a tutti gli effetti una delle migliori attività di marketing virale mai realizzate: 35.000 candidature da oltre 200 Paesi per riuscire ad ottenere il posto di guardiano delle Isole delle Grande Barriera Corallina, con un contratto di 6 mesi, vitto e alloggio gratuito e uno stipendio di circa 100.000 dollari americani. 1,2 milioni di dollari in cosiddetto paid media riuscirono a generare oltre 100 milioni di dollari in earned media. Un successone, insomma.

Fu un modo talmente originale per promuovere una destinazione turistica, che mi è sembrato davvero strano che nessun altro prendesse spunto dall'iniziativa, a parte gli stessi australiani, che l'hanno riproposta lo scorso anno:

L’attività del resort Castelalfi se ci pensate sotto molti versi è simile. Credo che il loro obiettivo sia quello di ripetere, ovviamente su scala minore (ma forse anche no…), il successo ottenuto dall’operazione “The best job in the world”. E invece, mentre il sito del Queensland a pochi giorni dalla messa online è andato in tilt per le troppe visite e i troppi video caricati, ad oggi sulla fanpage del resort non ci sono ancora video. Questo nonostante la Toscana sia considerata da molte persone in tutto il mondo un posto da sogno, esattamente come l’Australia.

Perché? Provo a spiegarvi il mio punto di vista:

l’obiettivo primario dell’ufficio del turismo era quello di far conoscere il Queensland come destinazione turistica e l’offerta di lavoro era  la "scusa" per scatenare la viralità (cosa che poi puntualmente si è verificata). Sono convinta che anche in questo caso il resort punti innanzitutto a farsi conoscere come destinazione turistica, ma il "gancio" qui non risulta credibile o comunque non è altrettanto allettante: un compenso di 100.000 dollari per un periodo di 6 mesi nel caso dell’Australia, nessuna menzione di retribuzione per il lavoro al resort, ma soprattutto una selezione basata sul numero di “like” e non sulla professionalità e le competenze evidenziate nel video di presentazione. In altre parole: più amici hai, maggiori sono le tue probabilità di vincere, anche se magari come bartender o sommelier vali poco o niente. E se vali poco, sicuramente non supererai la settimana di prova e quindi non otterrai il lavoro...

Perché invece non far scegliere i vincitori per ciascuna categoria a un team interno (direttore, capo barman, etc.) sulla base delle competenze messe in luce dai candidati, oltre che dell'originalità del video? Questo renderebbe il concorso meritocratico, e quindi più credibile, senza necessariamente perdere in viralità. Credibilità e viralità non si escludono a vicenda, anzi…

E poi prevederei un budget, anche ridotto, per il cosiddetto paid media: pubblicità per far conoscere l’iniziativa, per darle una spinta e aiutarla a crescere: anche l'operazione più bella e originale ha bisogno infatti di essere incoraggiata. Più spesso di quanto si possa pensare.