L'ultima frontiera del marketing

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Questo il titolo di un articolo apparso oggi su Repubblica.it, pagine di Bologna.Mi aspettavo qualcosa di davvero trasgressivo... Tipo un QR code tatuato sul braccio di tutti i dipendenti di un fast food o roba simile. E invece si tratta solo di modelli. Chiamateli come volete, ma in fondo fanno quello. Ragazzi che vengono pagati per stare in piedi o seduti nelle vetrine di un negozio e magari catturare l'attenzione dei passanti più di quanto non potrebbe fare un semplice manichino. Non capisco dove stia il problema, qual sia la differenza tra una ragazza che fa sampling di prodotto per strada e un'altra che invece può starsene al chiuso, magari anche comodamente seduta. Personalmente l'attività in sé non mi convince molto in termini di esecuzione creativa; probabilmente con gli stessi soldi il negozio in questione avrebbe potuto generare più traffico e copertura media... Però allo stesso tempo attenzione a non demonizzare a priori tutto ciò che in qualche modo può essere classificato come "marketing". Forse è colpa del marketing se preferiamo le bottiglie in plastica all'acqua del rubinetto, senza che ci sia una sostanziale differenza di prodotto ed inquinando in questo modo il Pianeta, come racconta un video virale attualmente in circolazione. Allo stesso modo però è grazie ad aziende come LifeGate, per esempio, che hanno da subito creduto ed investito molto in attività di marketing, che la popolazione italiana ha cominciato ad essere sensibile a tematiche come il rispetto dell'ambiente e la riduzione di CO2. Il marketing non è il bene o il male assoluto. Come spesso accade, dipende dall'uso che se ne fa.

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