Conoscete il Social Media Emergency Management?

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Ho scritto qualcosa sull'argomento tanto tempo fa, anche se confesso che non se sapevo molto. Massimiliano Mesenasco invece è un grande esperto in materia, quindi non mi sono lasciata scappare l'occasione per fargli scrivere un guestpost. L'argomento è decisamente interessante e questo modo di utilizzare i social media per scopi di pubblica utilità mi piace molto. Voi che ne dite?

Come abbiamo imparato dagli hashtag #AllertaMeteoSAR e #terremotoSERV, rispettivamente utilizzati in occasione del maltempo che ha colpito la Sardegna nel 2013 e del terremoto in Emilia Romagna nel 2012, solo per citare i più famosi, gli utenti italiani sono sempre più propensi ad utilizzare i social media, in particolare Twitter, come mezzo per scambiare informazioni e chiedere ed offrire aiuti durante e dopo un’emergenza.

In realtà questo comportamento è diffuso sin dall’arrivo di Twitter nel nostro paese ma è solo da un paio d’anni che ha raggiunto una massa critica sufficiente a catalizzare l’attenzione dei mass media, che, soprattutto nel caso di #AllertaMeteoSAR, hanno dedicato un’ampia copertura al fenomeno, interrogandosi anche sul perché gli Enti e le Istituzioni di Protezione Civile non fossero presenti in modo organico e coerente sui social media. Ottima domanda.

A questo punto occorre fare un passo indietro per capire perché e in base a quali presupposti è più che legittimo aspettarsi che nel 2014 la Protezione Civile a tutti i livelli, dal Comune al Dipartimento della P.C. sia presente almeno sui social media più utilizzati.

Nato nella seconda metà degli anni 2000, il Social Media Emergency Management è il settore dell’emergency management che si occupa di diffondere informazioni relative alle emergenze e creare un dialogo fra istituzioni di Protezione Civile e cittadini tramite l’utilizzo dei social media. Il buon Social Media Emergency Manager deve quindi essere un professionista con un'eccellente conoscenza dei social e delle dinamiche delle community con un solido background nelle aree del crisis management e della Protezione Civile.

Il primo disastro in cui i social media hanno avuto un ruolo chiave nel salvare un enorme numero di vite, pur non essendo organizzati dal Governo, è stato il terremoto di Haiti del 2010. Durante questo evento, uno speaker radiofonico, Carel Pedre (@carelpedre), ha utilizzato i propri account social come hub per scambiare informazioni vitali per le zone colpite dal sisma come, ad esempio, i punti di distribuzione dei beni di prima necessità o le strutture agibili in cui trascorrere la notte.

Il caso di Haiti è probabilmente una svolta epocale per il SMEM: il Paese più povero del continente americano ha dimostrato come la rete internet sia a volte più affidabile delle reti telefoniche, come ha dichiarato lo stesso Carel Pedre nella nostra intervista del 4 febbraio scorso “[ho iniziato ad utilizzare i social media] perché tutti i mezzi di comunicazione tradizionali erano down. Essendo online sono diventato un reporter sul campo”.

Negli anni successivi sempre più istituzioni hanno iniziato ad interessarsi al Social Media Emergency Management, in particolare negli USA e in Nuova Zelanda, dove sono state anche create molte fra le prime linee guida disponibili.

L'affermazione definitiva dell'utilizzo dei social media nelle emergenze si è avuta senza dubbio in occasione dell'uragano Sandy, nel 2012, dove grazie all'impegno della FEMA (l'agenzia statunitense che si occupa della gestione delle emergenze), in particolare del suo direttore Craig Fugate, e del Department of Homeland Security, citiamo solo Robert Jensen, conosciuto personalmente durante la World Conference on Disaster Management 2013 in cui presentava proprio il lavoro SMEM di FEMA e DHS durante Sandy, i social media hanno avuto un ruolo determinante nel far pervenire cibo, acqua, carburante ed energia elettrica alle popolazioni delle città colpite dall'uragano.

E l'Italia? Nel nostro Paese i primi segnali di interesse per il SMEM si hanno nel 2012, quando appaiono i primi eventi, i primi siti web dedicati e alcuni tentativi di creare procedure e linee guida condivise. Nel dicembre 2012 la Provincia di Alessandria, ente di cui siamo consulenti, organizza il convegno "Risk Insights", prima occasione in cui esperti del settore, docenti universitari e istituzioni, in particolare Prefettura di Alessandria e Dipartimento della Protezione Civile, si trovano allo stesso tavolo per parlare del futuro del SMEM in Italia.

Da quel momento la Provincia di Alessandria ha intrapreso un lavoro che ha permesso di formare più di sessanta operatori SMEM fra volontari e dipendenti di amministrazioni pubbliche e che l'ha resa il primo ente pubblico in Italia ad approvare delle social media policy specificamente pensate per l'utilizzo dei social media nella gestione delle emergenze; l'impegno profuso nella pianificazione e nella formazione, due aspetti che hanno sempre distinto la realtà alessandrina, hanno portato all'apertura di una pagina Facebook e di un profilo Twitter attraverso cui il Servizio Protezione Civile provinciale fornisce quotidianamente informazioni aggiornate e verificate ai cittadini e ai mass media

Sebbene oltre ad Alessandria alcune altre realtà italiane virtuose abbiano scelto di puntare sui social media, in particolare Comuni, Province ed Associazioni di Protezione Civile, al momento il Governo e il Dipartimento della Protezione Civile non hanno ancora emanato direttive o linee guida che definiscano dei comportamenti comuni e, soprattutto, che permettano di stilare una "carta dei servizi" che renda noto al cittadino quali informazioni può trovare sui social media, in che modo e attraverso quali piattaforme. Solo quando tutto questo sarà applicato su tutto il territorio nazionale si potrà finalmente parlare di un Social Media Emergency Management italiano.

Massimiliano Mesenasco (@MMesenasco) e Colum Donnelly (@columdonnelly)